Sono le parole fascinose ed affascinanti che mi fanno stare prona, lì ad offrirmi a chi è riuscito a comprarmi con altre parole. Da questo abisso non risalgo. Difendo la follia della vita ormai a me estranea, supplicando stupidamente amore.
“Le parole non sono la realtà. Le parole sono parole ma fanno la realtà!”. L’ho sentita qualche giorno fa in aula e me la ripeto come un mantra.
Si dicono frasi a cui si resta attaccati. Per quanto mi riguarda è un processo che non so bene se inizi dal cervello, dal cuore, dallo stomaco o dall’utero, quello che è chiaro è che le parole arrivano fino alla gola e la lingua le spinge fuori. Sono prepotenti loro, prendono il sopravvento senza considerare il contesto, nè chi ci sta di fronte.
Credo che siano quelle uterine le più bastarde, sono loro che si impossessano di me e non riesco a fare nulla, se non stare lì ad aspettare che questo flusso passi. Il punto è che una volta che prendono vita fanno terra bruciata.
Io le lascio fare. Le vedo difendere il mio orgoglio e decidono loro le mie prossime mosse. Con la consapevolezza della loro potenza do’ loro credito, le ringrazio, a loro mi prostro. Se sono fortunata, solo dopo molto tempo mi accorgo di quanto loro siano state stronze per aver creato attorno a me una realtà diversa da quella vera ed autentica. Nei periodi in cui sono assopita mi accorgo del danno che hanno combinato solo dopo un evento traumatico che mi riporta con i piedi per terra. Probabilmente è il fascino della parola che mi tiene in un’atmosfera soporifera di cui non riesco ad essere padrona.
Sono le parole fascinose ed affascinanti che mi fanno stare prona, lì ad offrirmi a chi è riuscito a comprarmi con altre parole. Da questo abisso non risalgo. Difendo la follia della vita ormai a me estranea, supplicando stupidamente amore. Non riesco a smettere di adorare questa storia insensata che qualcosa mi ha certamente dato ma che tantissimo mi ha tolto (vedi Adorare l’insensato – Deborah).
Dovrei imparare invece il fascino del silenzio e della solitudine. Ripulire il mio utero e farlo ritornare il posto accogliente per la nuova vita che andrò a generare. Allora lì le parole non troverebbero più posto. Dovrei smettere di idolatrare coloro a cui ho deliberatamente fornito scettro e corona e riportare l’attenzione su di me.
Ciò che ha senso adorare – nel senso di dare attenzione e cura – è se stessi. Bisogna farlo fino a che non ci si sente sfiniti, perché è dal proprio Io che ha inizio ogni realtà.
Testo di Fabiola Cosenza
fabiola.cosenza@rivistaliquida.it
Foto Piergiorgio Greco
piergiorgio.greco@rivistaliquida.it
Guarda il colophon di LiQMag 17
Leggi la versione PDF
Serie composta da 3 articoli estratti dall’Editoriale pubblicato su LiQMag n. 17 “Adorare l’insensato” uscito a novembre 2019. Continuiamo la pubblicazione sul Sito/Blog di alcuni Servizi usciti nelle precedenti edizioni della Rivista LiQuida – LiQMag in edizione limitata su carta per dare visibilità ai nostri Creativi e alle nostre Imprese in questo particolare periodo di emergenza sanitaria ed economica. Man mano potrete leggere anche nuovi Servizi in attesa di stampare il prossimo numero.