Gli occhi a mandorla sembrano sorridere al contatto. Sorride e, sommessamente, sorrido anch’io. Che gioia sentire il passo dell’acqua che scivola nel manto erboso. E la bimba con i capelli neri neri e lucidi come le stelle si diverte sentendo l’acqua fredda sulle manine paffute. Fiori traboccano da tutte le parti. Gli scoiattoli si rincorrono sul prato. Nel tripudio della natura che esplode io, invece, mi acquieto. Sui massi spuntano i ciuffi d’erba. Il sole riverbera la sua voce d’ambra in ogni pertugio. La luce sembra di grano e d’oro. Penso. Immagino. Sogno. Cammino desiderando di tramutarmi ora in quel fiore dalla corolla gialla, bello e sereno da far invidia ad ogni pianta; poi, vedo quell’anatra con la testa riversa e sogno di diventar lei e di poter nascondere ogni pensiero nelle ali dipinte quando il peso di ogni riflessione diviene pesante; più in là, un bambino gioca con uno scoiattolo e ride fragorosamente, allora prego di assumere la forma di un’anima pura per ridere anch’io, ancora, così spensierata. Ma in questo bozzetto romantico, il mio sguardo si ferma su un’inutile pietra: così brutta e rozza da disturbare l’armonia di ogni singola figura. La prendo e la sollevo. Non ha odore, al contrario dei fiori, non ha colore, a differenza delle anatre, non ha bellezza alcuna. Eppure, nella sua imperfezione e bruttura, mi sembra la cosa più umana. Non ha pretesa d’esser amata. Sta lì, adagiata sul terreno, senza che nessuno la contempli. Sogna la pietra, sogna. Sogna di diventare farfalla, abbandonare la sua corazza e librarsi in volo. Oggi è un giorno di sole.
Scrittura e foto di Fabiola Lacroce
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