I cavalli danzanti iniziavano a cavalcare intorno a me in maniera frenetica e di colpo rallentavano trottando elegantemente, mi trascinavano con loro in un vortice, creando una danza mistica e selvaggia.
Erano diventati cavalli, bellissimi andalusi bianchi (vedi Alto Jonio Dance – Cavalli Danzanti_2). Incredula e timorosa mi avvicinai. Loro erano fermi in cerchio, ondeggiavano solo vanitosamente il capo. Dovevo toccarli altrimenti non potevo credere che tutti si fossero realmente trasformati in cavalli, ma avevo ancora troppa paura.
Marsia continuando a suonare, mi spinse con la sua gambetta verso di loro. Le mie mani si trovarono sul corpo energico di uno di quei cavalli. Iniziai ad accarezzarli e più li toccavo più mi rendevo conto di ciò che stavo vivendo.
Il suono si faceva sempre più intenso, un’irrefrenabile voglia di danzare mi stava salendo su per gli arti e cominciai a muovermi al centro del cerchio che i cavalli avevano formato. La musica dell’aulos d’avorio eccitava le sinuose forme dei danzatori, sacerdoti di Arte, che in riti bacchici, venivano trasportati da movimenti spasmodici, alienati in altre dimensioni ed ere.
I cavalli danzanti iniziavano a cavalcare intorno a me in maniera frenetica e di colpo rallentavano trottando elegantemente, mi trascinavano con loro in un vortice, creando una danza mistica e selvaggia. Scattosi movimenti mi dominavano su un prato umido. Tremava la terra. E vedevo i loro corpi muscolosi, dominanti e fieri danzarmi intorno. Le loro tecniche eloquenti, libere. I loro corpi in costante tensione verso l’alto, senza mai abbandonare il controllo.
Ci trovavamo in una situazione di assoluto trans. La musica continuava. Ero stanca. L’aulos cominciava a diventare assordante. “Basta Marsia! Basta, basta, basta!” urlavo. Quella musica era tanto coinvolgente da diventare angosciante. E i cavalli danzanti erano esausti, ma non riuscivano a fermarsi, ballavano fino allo sfinimento, e io con loro.
Marsia iniziò a spargere nell’aria una strana polvere argentata, che rendeva l’etere pesante e soffocante. I cavalli stremati iniziavano a cadere sulla terra brinosa, come le foglie secche di un albero. Io volevo resistere. Volevo continuare a danzare. Mi sforzavo di rimanere in piedi. “Ahhh!!!” iniziavo ad urlare, e con l’urlo andava via il mio ultimo sprazzo d’energia.
Foto Antonella Cordaro
Testo di Giacinta Oliva
Modelli: Antonio Pio Fini, Ashley Rose Harvey, Rocco Adduci
Serie composta da 4 articoli estratti dal Servizio editoriale pubblicato su LiQMag n. 01 “Il terzo luogo” uscito ad agosto-settembre 2011. Continuiamo la pubblicazione sul Sito/Blog di alcuni Servizi usciti nelle precedenti edizioni della Rivista LiQuida – LiQMag in edizione limitata su carta per dare visibilità ai nostri Creativi e alle nostre Imprese in questo particolare periodo di emergenza sanitaria ed economica. Man mano potrete leggere anche nuovi Servizi in attesa di stampare il prossimo numero.
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