La strega non ebbe pietà. Mi costrinse ad alzarmi e a partire lontano. Io intrecciai i miei lunghissimi capelli per ripararli dalla polvere e dalle lacrime. Il mio orgoglio, unica traccia di una vita passata.
Il fumo è così denso. E la puzza è insopportabile. La mia carne si dissolve (vedi Ceneri di mele – lui mi vide). Sento che sto per svenire. Ma le streghe non svengono. Scontano il male e inceneriscono.
Rimasi cinque anni in quella grotta. Sola. A parlare con i pipistrelli e stringermi al suo mantello che avevo rubato e portato via nel mio sacco da viaggio. Una volta al mese arrivava la vecchia fattucchiera per riposare. Per guadagnare faceva la merciaia e iniziò a portarmi in giro a vendere stoffe di contea in contea.
Al nostro arrivo la gente faceva strani segni. Ma la strega era temuta e rispettata. Srotolava i pizzi francesi e i damaschi, le passamanerie lavorate a mano e gli spaghi d’oro per le rifiniture degli abiti da sposa che la vecchia sfiorava con le dita per augurare prosperità alla coppia. La megera tornava a casa con un sacchetto pieno di monete d’oro e mi allungava del pane imbevuto di vino caldo e miele.
Qualche tempo dopo la notizia della morte di mio padre arrivò a me nel soffio del Levante. La strega non ebbe pietà. Mi costrinse ad alzarmi e a partire lontano. Io intrecciai i miei lunghissimi capelli per ripararli dalla polvere e dalle lacrime. Il mio orgoglio, unica traccia di una vita passata.
La implorai ancora una volta. No, disse feroce. Singhiozzai, mi buttai ai suoi piedi pregandola di portarmi a casa per piangere su quella tomba una sola volta. Per vederlo ancora. Ma mi spinse con forza verso la parete di roccia. Caddi e persi i sensi. Quando mi risvegliai vidi la vecchia con la mia treccia tagliata nella sua mano. Un moncone morto, la mia bellezza morta anch’essa. Rideva sguaiata senza allegria.
Ora sei strega, brutta come me.
Disperazione, odio. E poi vendetta. Mi alzai e mi avvolsi nel mantello di mio padre. Salii sul carro. Avevo con me il pane e il vino per la cena. Da quel viaggio ritornai sola. Il corpo della strega lo gettai ai rovi con il resto del vino avvelenato e la mia treccia avvolta al suo collo. Volete sapere cosa è successo dopo? Lo vuoi sapere Biancaneve?
Testo di Alessia Principe
Foto Nicola Labate
Make up Emilia Imbrogno
Stylist Francesco Orrico
Modella Claudia Giordano
Si ringrazia Dora Scavello, Serena Bucca e Colombo Labate
Serie composta da 5 articoli estratti dal Servizio editoriale pubblicato su LiQMag n. 04 “Dell’Innocenza” aprile – maggio – giugno 2012. Continuiamo la pubblicazione sul Sito/Blog di alcuni Servizi usciti nelle precedenti edizioni della Rivista LiQuida – LiQMag in edizione limitata su carta per dare visibilità ai nostri Creativi e alle nostre Imprese in questo particolare periodo di emergenza sanitaria ed economica. Man mano potrete leggere anche nuovi Servizi in attesa di stampare il prossimo numero.
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