Ceneri di mele – lui mi vide

Lui mi vide, sorpreso e felice, aveva indosso ancora i panni del viaggio, l’odore della sabbia rossa del Deserto degli Ubbari. Neanche guardai mia madre ma sentivo la sua gelosia corroderle il cuore con odio crescente.

La mia condanna era scritta (vedi Ceneri di mele – lei sapeva). Le serve fecero il mio bagaglio e io ingoiavo le lacrime salate rannicchiata come un gatto in un angolo della mia stanza. Ridacchiavano e una di loro nascose la mia gonna di broccato sotto la sua veste di stracci. Ma non m’importava. Avrebbero potuto rubare anche tutto l’oro del regno, non avrei battuto ciglio.

Ma non potevo andar via, lui non era arrivato. Non ancora. Se solo avesse saputo avrebbe impedito tutto questo. La sera prima della mia partenza discesi scalza le scale di muratura e sentii la sua voce. Il mio cuore si riscaldò come acceso da un fuoco improvviso.

Quanto amavo mio padre, così bello, così forte. Padre, padre mio, dicevo come in preghiera mentre correndo sentivo gioia e paura fare a pugni nel mio ventre. Lui mi vide, sorpreso e felice, aveva indosso ancora i panni del viaggio, l’odore della sabbia rossa del Deserto degli Ubbari. Neanche guardai mia madre ma sentivo la sua gelosia corroderle il cuore con odio crescente. Era tremenda, bellissima. Perché, mi chiedevo, lei sì e io no? Non avrebbe mai amato quell’uomo come io avrei potuto. Mai.

Mio padre mi strinse a sé ed io sentii un’emozione forte come vetro rovente, così intensa da non poter respirare. Adesso, proprio in questo istante, nel ricordare il suo odore, sento quasi meno male. Lui mi baciò in fronte, mi strinse poco, ancora un poco. Guardò lei, altera con la bocca stretta e gli occhi grandissimi e neri, senza gioia. Poi lui mi disse qualcosa, ma non ricordo. Mi prese per mano e mi riaccompagnò nelle mia stanza. Piansi nel tragitto, incapace di reagire, di parlargli perfino. Troppa la rabbia che soffocava la mia gola.

Mi stava lasciando per lei. Chiusero a chiave la porta e il giorno dopo vennero a prendermi con un carro scuro. Udii il campanaccio all’alba. In silenzio mi vestirono. Li lasciai fare.

Era tutto come in un sogno. Guardai la mia casa scomparire dietro una collina. Che dolore mi prende a raccontare quel momento. Lo odiai, lo perdonai e lo persi in un solo istante. Beh, non parlate più? Guardate che mi avete fatto.

Testo di Alessia Principe
Foto Nicola Labate
Make up Emilia Imbrogno
Stylist Francesco Orrico
Modella Claudia Giordano
Si ringrazia Dora Scavello, Serena Bucca Colombo Labate

Serie composta da 5 articoli estratti dal Servizio editoriale pubblicato su LiQMag n. 04 “Dell’Innocenza” aprile – maggio – giugno 2012. Continuiamo la pubblicazione sul Sito/Blog di alcuni Servizi usciti nelle precedenti edizioni della Rivista LiQuida – LiQMag in edizione limitata su carta per dare visibilità ai nostri Creativi e alle nostre Imprese in questo particolare periodo di emergenza sanitaria ed economica. Man mano potrete leggere anche nuovi Servizi in attesa di stampare il prossimo numero.

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