Culture creative d’impresa a Km 0 [brief]

Poco tempo fa un signore anziano originario di Crotone (KR) mi disse: “Qui non c’è la cultura d’impresa perché non si conosce il marketing, non vengono usati i gestionali, non vengono applicate le strategie, le cose vengono fatte approssimativamente, senza seguire regole, canoni.

Le cose vengono fatte in maniera creativa, dove però creativo è usato in senso dispregiativo, quando invece nel contemporaneo la creatività è una risorsa. Bisogna prendere questo arrangiarsi in modo creativo e farlo diventare valore aggiunto. C’è un divario tra quello che esiste oggi, in questo territorio che è indietro, e quella che è la normalità, nelle economie avanzate, dove c’è una ricerca seria verso la creatività e l’innovazione che sono valori fondamentali per la buona salute dell’impresa contemporanea e del futuro.

La creatività, i contenuti, la cultura d’impresa sono relazione con il territorio, con l’arte, con l’artigianato con altre imprese, sono conoscenza dell’immagine e della comunicazione per presentare l’impresa tramite i linguaggi del contemporaneo, con i social.

Nelle culture che sono rimaste indietro, come quella calabrese, esiste l’arte dell’arrangiarsi perciò la creatività è percepita come minaccia. C’è una contraddizione, perché ci sono imprese che definiscono la creatività come opportunità ed altre che la percepiscono come minaccia.

Anche nel nostro territorio la creatività deve diventare opportunità. Siamo pieni di creatività e non sappiamo come utilizzarla. È uno spreco! E come possiamo fare per utilizzarla a vantaggio del territorio e delle nostre imprese?

Alla base c’è la cultura d’impresa anzi le culture creative d’impresa. Perché ogni territorio ha la propria cultura creativa da utilizzare, da rendere visibile, da promuovere e da vendere. Dobbiamo solo saperla riconoscere.” [3e14]

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