La donna, l’uomo e il bambino sono bipedi, dunque i bipedi sono intelligenti. Urlo. Perché mi va.
C’era un tale che faceva computer che diceva che la vita la si può capire solo all’indietro, unendo i puntini, pare che sia morto di cancro, l’incubo dei nostri tempi; il meglio di noi stessi lo diamo quando siamo sotto pressione, prossimi alla fine, quando rimane poco tempo e non si ha più niente da perdere.
Accendo una sigaretta, davanti alla mia radiografia perfetta, mi hanno consigliato di smettere di fumare e so già che non lo farò, i miei anticorpi si sono rinforzati per contrastare questo veleno che mi inietto per via orale da più di dieci anni, e la scienza mi ha confermato che non ne morirò, almeno non nell’immediato.
Prendo la bicicletta ed esco a fare un giro per le vie della città, mi sento piccolo, intrappolato in questa gabbia metropolitana di cui ascolto ogni rumore e di cui faccio parte, che mi piaccia o no. Ho delle orecchie giganti e profonde che mi permettono di sentire ogni battito di questa umanità di cemento e di vetro. Un business man con il suo trolley carico d’affari mi chiede, per favore, di rallentare, di utilizzare la pista ciclabile. Sfioro un ragazzo con gli anfibi che passa accanto ad una locandina che pubblicizza uno spettacolo di danza. Sento la musica, faccio un passo a due con la ballerina, lei è magra, nel cingerla, posso sentire le sue ossa; è fragile e forte allo stesso tempo, segnata dai sacrifici e dagli anni di studio e fatica.
Mi avvicino ad una mamma bellissima, bionda, straniera. Il suo bambino è già terribilmente grasso, vorrei parlarle, comunicare con lei, dirle che se non mette a dieta suo figlio, il bambino si ammalerà e comprometterà la sua salute per sempre, ma non è detto. Nella stessa maniera in cui il mio sistema immunitario mi sta difendendo dal fumo, probabilmente anche questo esserino sovrappeso sopravvivrà. Magari un giorno diventerà uno scienziato e inventerà la cura contro il cancro, e la sua biondissima genitrice sarà fiera di averlo messo al mondo.
Mi sento stanco, mi gira la testa, improvvisamente ho freddo, dovrei tornare a casa, perché ho i brividi e inizio a pensare che la mia radiografia non sia poi così attendibile e che forse ne dovrei fare delle altre. Scendo dalla bicicletta e mi siedo sul ciglio del marciapiede. Mi faccio avvolgere da anelli di nuvola, dopo la scintilla dell’accendino. Aspiro con tutte le mie forze, col desiderio di volare dentro al bianco. Fumo. Perdo i sensi. Tutti gli umani sono bipedi, tutti i bipedi sono intelligenti, dunque tutti gli umani sono intelligenti.
Foto Giuseppe Torcasio
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Testo di Laura Azzali
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