Possiamo giudicare il cuore di un uomo dal suo trattamento degli animali. L’età del fuoco reclamava caccia e violenza, ma oggi che senso ha uccidere una quaglia, un fagiano, un capriolo da esibire come trofeo succulento, o l’utilizzo di cavie in test dolorosi e crudeli o in esperimenti?
Silenzio nella sala d’attesa, seduti si guardano indifferenti, chi sfoglia il giornale distratto, chi sbircia il cellulare. A turno guardano l’orologio. Ancora silenzio. La signora bene indossa la pelliccia di propilene, ma nelle mani luccica la borsa di coccodrillo. L’uomo vestito a tiro si guarda soddisfatto la punta delle scarpe ultimo grido, vitello scamosciato, l’unico vero grido sacrificato al consumismo. In tv passano slogan con giocattoli intelligenti, realizzati da operai specializzati, costruiscono trenini, preparano superpanini con ripieno di tacchini, pulcini, suini, pesciolini, poi nel cuore della notte senti un lamento, singhiozzi, eccoli gli operai: un coro di vocine, o versi di animali imbottiti di medicine.
Mani impigliate, mani sfruttate, milioni di occhi bucano la notte sono di cuccioli e bambini. Tavole imbandite quasi fossimo al limite della sopravvivenza, non può mancare il coniglio che magari il giorno prima hai visto vivo. Girano film come “Babe – Maialino coraggioso” un film di Chris Noonan del 1995, in cui gli animali dialogano e prendono in giro un piccolo porcellino rosa, ignaro della fine che farà. Subito dopo piomba la pubblicità con il prosciutto di Parma o i wurstel saporiti. È un mondo strano quello che si definisce umano. Kant sosteneva: facendo il nostro dovere verso gli animali rispetto alle manifestazioni della natura umana, indirettamente facciamo il nostro dovere verso l’umanità. Possiamo giudicare il cuore di un uomo dal suo trattamento degli animali. L’età del fuoco reclamava caccia e violenza, ma oggi che senso ha uccidere una quaglia, un fagiano, un capriolo da esibire come trofeo succulento, o l’utilizzo di cavie in test dolorosi e crudeli o in esperimenti? Quando l’uomo avrà rispetto di ogni essere vivente, solo allora potrà dirsi Uomo.
Nel libro “The Case for Animal Rights”, Tom Regan sostiene che alcuni animali devono avere diritti in quanto “soggetti di una vita” … gli animali sono trattati, di routine e sistematicamente, come se il loro valore fosse riducibile alla loro utilità per gli altri, di routine e sistematicamente sono trattati con mancanza di rispetto, e anche i loro diritti vengono di routine e sistematicamente violati.
Forse c’è speranza, forse una nuova coscienza si impone da quel 10 dicembre 2007 proclamato Giornata Internazionale per i Diritti degli Animali.
Testo di Anna Lauria
Foto Roberta Tancredi
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