Erano tornati ad essere degli umani. Mi faceva male la testa. Avevo ancora nelle orecchie il suono lontano dell’aulos. Chiedevo agli altri se stavano bene, se ricordavano qualcosa, se anche loro sentivano ancora suonare.
I cavalli danzanti iniziavano a cavalcare intorno a me in maniera frenetica e di colpo rallentavano trottando elegantemente, mi trascinavano con loro in un vortice, creando una danza mistica e selvaggia.
Mi sentivo un po’ offuscata. Dovevo sedermi. Un’ebbrezza mai provata. Mi sono voltata verso i miei compagni di passeggiata, erano come addormentati, muovevano il volto a ritmo di aulos, formando con il capo un infinito.
Lo impariamo da piccoli. Veniamo zittiti, malmenati, screditati e offesi. Ma perdoniamo. Li perdoniamo tutti. Anche i più ignoranti e imbecilli perché sentiamo, in quei gesti a noi incomprensibili, l’amore.