Il progetto delle Two Taikoo Place prevede pannelli di vetro alti 16 metri e larghi 3, spessi poco più di 5 centimetri.
Sono i giorni della Brexit e a Londra è stata scoperta la variante britannica del Covid. Chiedo a Giovanni di parlarmi di un progetto di cui ne va particolarmente fiero e mi presenta Two Taikoo Place.
Giovanni per le feste di Natale è tornato a casa, dalla sua famiglia a Cosenza. Qualche compagnia aerea ha annullato i voli di rientro e quindi è ancora qui, in smartworking, in attesa di rientrare nel Regno Unito.
Dicevamo delle “Two Taikoo Place”. Si tratta di un grattacielo di 195 metri adibito ad uffici attualmente in fase di realizzazione nella zona di Quarry Bay ad Hong Kong. Lui si è occupato del podium, la parte alla base della torre.
Giovanni mi spiega così il progetto. “L’atrio del grattacielo al primo piano, ha una facciata in vetro alta fino a 16 metri, che si sviluppa su tre dei quattro lati perimetrali. L’obiettivo era quello di realizzare una struttura elegante con una facciata trasparente. La soluzione strutturale adottata è un sistema ibrido di pannelli di vetro a tutta altezza e barre pre-tese di acciaio inossidabile ad altissima resistenza.
L’applicazione di tale sistema nelle “Two Taikoo Place” risulta essere la più alta al mondo. Inoltre va considerato che l’edificio si trova in un’area soggetta a tifoni e quindi con un carico di vento molto elevato.
Un progetto estremamente complicato! Il sistema prevede pannelli di vetro alti 16 metri e larghi 3, spessi poco più di 5 centimetri. Nonostante le dimensioni minime, le barre fatte di una lega di acciaio speciale ad altissima resistenza, possono resistere a carichi di trazione fino a 140 tonnellate.
Come tutti i sistemi con elementi pre-tesi, le deformazioni sotto i carichi di vento sono abbastanza consistenti. In particolare, quando soggetto ad un tifone, il sistema di barre più vetro può essere sottoposto ad oscillazioni fino a 35 centimetri, senza che il vetro si fessuri o che la facciata perda la sua integrità”.
Altra particolarità è stato il percorso di approvazione del progetto da parte dell’autorità locale.
“Il Building Department di Hong Kong (una sorta di Genio Civile) è particolarmente famoso per essere molto cauto e poco incline alle innovazioni. Tant’è che, prima di Taikoo Place, nessuna struttura in vetro soggetta a ampie deformazioni era stata mai approvata”.
Davanti a questi progetti, non nascondo il mio stupore e mi complimento con Giovanni. Non resisto e gli faccio la domanda che forse, chi vive fuori dall’Italia, mai vorrebbe ricevere: hai voglia di tornare in Italia?
“È la domanda da un milione di dollari, anzi facciamo euro che ormai valgono di più! In cuor mio vorrei assolutamente tornare, ma non in Italia in generale, a Cosenza nello specifico.
Se devo tornare per stare a Milano o in qualche paesino del Nord-Est, tanto vale rimanere a Londra. Il cervello però sa che tornare significherebbe al 99% fare un passo indietro sia economico (che è inutile prendersi in giro, conta tanto) e sia a livello di ambizioni.
Diciamo che vista la mia età ancora non mi sento pronto per questi compromessi e voglio ancora togliermi qualche soddisfazione professionale. Tra qualche anno probabilmente le priorità cambieranno e il desiderio di stare in un posto che sento come casa avrà il sopravvento.
Questa sensazione difficilmente Londra, o qualsiasi altro posto al di fuori di Cosenza, potrà mai darmela. Per cui diciamo che il rientro è sicuramente il piano nella mia testa, a medio-lungo termine nella peggiore delle ipotesi, a breve termine qualora determinate condizioni professionali dovessero avverarsi prima del previsto”.
Foto copertina Eckersley O’Callaghan
Autore/Editor Fabiola Cosenza
fabiola.cosenza@rivistaliquida.it
Direzione Editoriale Piergiorgio Greco
piergiorgio.greco@rivistaliquida.it
Questo articolo fa parte del servizio Studiare in Italia e lavorare a Londra, un racconto dei progetti e dell’esperienza di vita del giovane ingegnere cosentino Giovanni De Mari.
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